The Secret of Monkey Island era originariamente uscito negli anni '90, presentandosi come un semplice punta e clicca da 16 bit, che a quei tempi era un innovazione. La Lucasfilm (si, lo stesso della serie di Star Wars) rilasciando The Secret of Monkey Island, ha dato inizio ad una saga che subito è diventata una pietra miliare nella storia dei videogiochi.
Purtroppo il genere punta e clicca che ha introdotto ha solo spopolato i primi 5 anni dopodichè, con le nuove tecnologie, è ora da considerarsi morto.
Ma ora parliamo di questo piccolo capolavoro che, ormai da mesi, è stato introdotto anche nella vasta lista di videogiochi della Xbox 360 (scaricabile spendendo 1200 Microsoft Point).
La storia inizia nell'isola di Melèe, nel mar dei Caraibi, dove vestirete i panni di Guybrush Threepwood che a tutti i costi vuole diventare un "temibile pirata". Per fare ciò occorre superare tre prove per dare dimostrazione della propria stoffa e determinazione, e sono le seguenti:
1- Sconfiggere il Maestro di Spada;
2- Rubare l'Idolo dalle Molte Mani;
3- Trovare il Tesoro di Melèe Island.
Da queste semplici prove in poi si creano diverse situazioni, spesso demenziali e a volte avventurose che ci porteranno dall'isola di Melèe fino a scoprire il segreto di Monkey Island.
A questo punto direte che è la solita e banale storia sui classici pirati benda sull'occhio e gambe di legno, invece no. Prima di tutto l'interfaccia grafica è semplice e perfetta. Ovviamente all'inizio del gioco bisognerà prendere confidenza con i tasti per controllare il nostro Guybrush, ma una volta familiarizzato con i tasti tutto risulta più facile e veloce (grazie anche a dei "tasti rapidi"); il tutto per farlo interagire con l'ambiente e con i personaggi cliccando sulle azioni e poi sulle aree dello schermo o viceversa (da quì, appunto, il termine "punta e clicca").
Tutto ciò è condito dalla demenzialità più pura. Quando parliamo con gli altri pirati o personaggi appariranno le varie frasi selezionabili nella parte inferiore dello schermo. Giochiamo in ambienti in 256 colori con accostamenti cromatici a dir poco perfetti (alcuni paesaggi sono affascinanti e rilassanti, delle volte sembra di essere in un quadro) e le situazioni che si creano sono irresistibili.
Vi faccio un piccolo e stupido esempio confronto a tutto ciò che accadrà durante il gioco: all'inizio del gioco quando entrerete nello "Scumm Bar" per chiedere come diventare un pirata, parlando con uno di loro, inizierà a farci pubblicità di Loom (un altro gioco della Lucas uscito in quegli anni) millantandone la grafica e la bellezza, se invece ci avviciniamo al cane potremo intraprendere una discussione con lui a base di Woof, Arrf e Arofh!.
A volte si è portati a dire stupidaggini ai nostri interlocutori unicamente mossi dalla curiosità di vedere la situazione che si andrà a creare (questa è una delle cose che più mi piace).
I dialoghi con i personaggi si snodano tutti in questo modo e stupisce, soprattutto alla luce dei giochi moderni, quanto siano curati, nonostante non siano mai invasivi e noiosi.
Oltretutto nessun personaggio vi riperà due volta la stessa cosa (a meno che non siate voi a chiederlo) e parlando con loro si ha l'impressione che siano coscienti, e non solamente un ammassso di pixel programmati per sfornare frasi fatte.
L'avventura è adorna da grafica stupenda per un gioco arcade (come ho già detto) ed è accompagnata da una colonna sonora orecchiabile e gradevole, mai stancante che calza perfettamente con l'ambiente demenzialmente piratesco.
Il gioco è costruito sulla risoluzione di enigmi, a volte semplici e a volte quasi impossibili (ammetto di aver visto la guida per ben due volte, nonostante l'avessi giocato anni fa).
Spesso gli enigmi sono fondati su un filo logico, delle volte sembrerà falsa questa affermazione ma ricordatevi che rimane sempre un gioco demnziale, quindi si può dire che gli enigmi seguono, a grandi linee, un filo demenzialmente logico.
Monkey Island, anche se totalmente assente da sessioni di azione puro, non sfiora neanche lontanamente nè la noia nè la ripetitività, anzi interagire con l'ambiente e ancor più con i pirati è un piacere e ci strapperà diverse risate.
Quei maledetti (in modo positivo naturalmente) geni della Lucasfilm, primo fra tutti Ron Gilbert, hanno mescolato sapientemente enigmi contorti, una storia coinvolgente e situazioni demenziali, il tutto contornato da una interfaccia audiovisiva pittoresca dando vita a ciò che, ancora oggi a detta di molti, è considerato uno dei migliori videogiochi della storia.
COMMENTO FINALE: Sono certo che chi non ha mai giocato al primo Monkey Island non può capire di che gioco si tratta. E' un genere decisamente diverso da quelli ormai di "moda" al giorno d'oggi: nessuni proiettili da evitare, nessun supereroe con mosse di Kung Fu, Ju Jitsu o Cagam 'u Cazz, nessuna gara clandestina con macchine da tamarrare, ma solo una bellissima storia con bellissimi enigmi da che vi obbliga a ragionare per venirne a capo. Ora replicherò una frase che sicuramente avranno detto in molti, d'altra parte questo stesso commento sarà stato scritto bene o male tante altre volte seppur in modo diverso: chi non ha mai giocato a un Monkey Island, si è perso una delle migliori idee che la storia dei videogiochi abbia mai avuto con sè.