Tratto dal mio libro
Era lì, seduto su quella sedia, angosciato, ferito, traumatizzato.
Non sapeva perché era in quella stanza, non capiva neanche più chi era, sapeva solo che era legato e che aveva ricevuto molte botte.
“Ma perché? Cosa ho fatto di male?” Erano queste le prime parole che uscirono leggiadre dalla sua povera bocca insanguinata.
Non poteva avere più di 12 anni, quel povero bambino, eppure aveva un’espressione così matura, forse per i lividi o forse perché realmente era più di un bambino, un bambino non viene trattato così, un bambino avrebbe pianto, un bambino sarebbe morto. Lui era già un uomo anche se non fisicamente.
Dopo alcune ore arrivarono dei tali, uno sconosciuto col viso coperto, vestito con una strana mimetica ed un fucile in mano insieme ad uno strano individuo, vestito elegante, basso e tarchiato.
Il viso di quest’ultimo era scoperto, aveva degli occhi inconfondibili irradiati di crudeltà, i lineamenti, poi, erano nipponici.
Quella faccia, quella faccia l’aveva già vista era l’unico ricordo che aveva il ragazzo e anche se provava un po’ di disprezzo, desiderava uscire da quella orribile camera insieme a lui.
“Fammelo vedere…” Ordinò il vecchio all’uomo dal viso coperto.
La guardia si affrettò ad eseguire gli ordini, si incamminò verso il ragazzo e lo prese per i capelli, tirandoli su il viso.
Ormai non sentiva più dolore, il collo aveva smesso di tenere su la testa, non aveva neanche più energie per poter urlare dal male, potevano farli quello che volevano tanto ormai l’unica sofferenza era mentale più che fisica.
“Chi ti ha detto di farli male? Forse io te l’ho ordinato? Rispondi?”
La guardia incominciò a tremare, lasciò i capelli del ragazzo e si inginocchio verso il vecchio in segno di scusa.
“Allora non hai capito, brutto ignorante, ti ho detto di farmelo vedere! Un altro sbaglio e sei morto. Hai capito?” La voce del vecchio era spaventosa, trasmetteva tanta paura quant’ era la cattiveria delle sue parole.
La guardia, divenuta ormai un cagnolino, alzò delicatamente il viso del bambino, era il primo gesto gentile che riceveva da giorni.
“Ragazzo riesci a vedermi? Mi senti? Capisci le mie parole?”
Il bambino si sforzò e disse due semplici parole.
“Chi sono?”
“Tu non sei nessuno, sei il senza nome, sei il senza padre, sei una nullità!”
“Perché tutto questo?” Rispose con le lacrime agli occhi.
“Perché io ho deciso così, Perché tu dipendi da me e da nessun’altro!”
“Liberami, portami con te!”
“E’ questo quello che desideri?”
“No! Io desiderò la tua vita, io ti ODIO!!!!!”Urlò il bambino, urlò con tutta la sua voce, urlò tanto da sentirsi svenire, tanto da spaventare il vecchio.
“Così va bene! Domani ti libereranno, verrai a vivere nel mio castello, ti allenerò, ti sfamerò ma non proverò affetto per te. Vivrai nell’angoscia, nella paura, vivrai senza genitori, senza amici, vivrai per sfamare il tuo ODIO verso di me uccidendo gli altri, vivrai per vivere! Accetti, Senza-Nome?”
“Io c’è l’ho un nome, Io sono L’ODIO!!”
Così rispose il bambino ormai Uomo, un Uomo senza passato, un Uomo pieno d’ Odio costretto a vivere insieme all’architetto della sua disgrazia.